Sull'argomentazione

Sull'argomentazione

Di Stefano Scolari

Aristotele descrisse una volta gli uomini come ‘animali razionali’. Certo, se avesse parlato con qualcuno di calcio o di politica si sarebbe reso conto di quanto poco razionali siano gli uomini nelle loro opinioni. Ma quello che voleva dire Aristotele è che la razionalità è la nostra caratteristica distintiva, è quello che ci distingue dalle bestie, e non importa quanto siate in disaccordo con qualcuno riguardo al governo o all’Inter, potrete quantomeno concedergli che non è una bestia. Perché, perlomeno per la maggior parte delle volte, le persone possono essere persuase.
Da argomentazioni.

Usate argomentazioni tutto il tempo: nei commenti e post su Facebook, alle cene in famiglia, coi vostri amici. State usando argomentazioni quando provate a convincere i vostri genitori a prestarvi la macchina (o vostro figlio a ridarvela), o quando parlate del vostro film preferito ai vostri amici (oppure di questo blog, a proposito, grazie per le belle parole che spenderete).

Ogni volta che provate a convincere qualcuno a fare qualcosa o a credere in qualcosa o quando spiegate perché voi fate o credete a qualcosa, state argomentando.

Il problema è che la gran parte delle persone non sono molto brave ad argomentare. Tendiamo a confondere argomentare bene con, ad esempio, avere battute argute o semplicemente con più forza e rabbia, invece di costruire un caso su fondamenta solide di logica.

Imparare ad argomentare e a produrre un ragionamento solido vi permetterà di essere persone più persuasive, qualcuno che la gente ascolterà. E queste sono abilità utili indipendentemente da cosa vogliate fare nella vostra vita.

Un’argomentazione, in filosofia, non è una gara a chi urla più forte. I filosofi ritengono che le proprie credenze debbano essere sostenute da ragioni, che chiamiamo premesse (premessa: una proposizione usata per giustificare una conclusione). Le premesse formano la struttura della vostra argomentazione. Offrono prove per la vostra credenza e potete avere quante premesse volete, fintanto che esse supportano la vostra conclusione, ossia ciò a cui credete. Ci sono in realtà diverse specie di argomentazioni.

Argomentazione deduttiva
Probabilmente la più familiare e la più semplice da seguire è l’argomentazione deduttiva. La regola principale dell’argomentazione deduttiva è: se le tue premesse sono vere, allora la tua conclusione deve essere vera. Ecco un famoso esempio di sillogismo ovvero di una buona argomentazione deduttiva:
  • premessa 1: tutti gli uomini sono mortali
  • premessa 2: Socrate è un uomo
  • conclusione: Socrate è mortale
La deduzione comincia col generale, in questo caso quello che sappiamo sulla mortalità umana e scende nello specifico, Socrate in questo caso. La grande qualità delle argomentazioni deduttive è che la verità delle premesse deve condurre alla verità delle conclusioni, quando ciò accade diciamo che l’argomentazione è valida: semplicemente non c’è modo che le conclusioni siano false se le premesse sono vere

Ora seguite questa argomentazione:
  • tutti gli uomini sono mortali,
  • Socrate è un uomo
  • quindi Socrate era insegnante di Platone.
Questa argomentazione al contrario della prima non è valida perché nulla della mortalità umana può provare che Socrate fosse l’insegnante di Platone. Ci sono un sacco di uomini mortali che non hanno mai insegnato a Platone, io ad esempio.

Quel che è interessante però è che questa argomentazione ha una conclusione vera, il che ci porta ad un altro problema. E cioè: la validità non è la stessa cosa della verità. ‘Valido’ significa solo che se le premesse sono vere le conclusioni non possono essere false. Ma questo non significa che le vostre premesse provino la correttezza della vostra conclusione. Ad esempio nel caso di Socrate insegnante di Platone, le premesse sono vere, la conclusione è vera, ma l’argomentazione non è comunque valida perché le premesse non provano in alcun modo la conclusione essendo i termini non contenuti nelle premesse stesse. È casuale che sia vera.

Ovviamente si può avere un’argomentazione perfettamente valida e tuttavia avere una falsa conclusione, se qualche premessa è falsa. Ad esempio:
  • tutti gli umani hanno la coda,
  • io sono umano,
  • quindi io ho la coda.
Questa argomentazione è totalmente valida, le premesse implicano la conclusione, il ragionamento regge completamente. È solo che una delle premesse è difettosa. Poiché sono ragionevolmente certo di non avere una coda, questa argomentazione non è deduttivamente solida, un’argomentazione deduttivamente solida è priva di difetti formali o vizi ovvero le sue premesse sono tutte vere e l’argomento è valido. Produrre argomentazioni solide dovrebbe essere l’obiettivo di ogni comunicazione efficace.

L’argomento per deduzione è molto apprezzato perché l’unico tipo di argomentazione che può dare una vera certezza. Ma è limitato perché funziona solo se si parte da premesse vere e conosciute. Per questo le verità deduttive sono di solito abbastanza ovvie. Non ci portano a nuove sconvolgenti informazioni, nessuno si stupisce del fatto che io non sia un gatto e che non abbia la coda. C’è perciò bisogno di altri tipi di argomentazioni.

Argomento per induzione.
Come fai a sapere che l’aspirina ti farà passare il mal di testa? Perché vuoi andare a vedere il nuovo film di Spielberg anche se non hai ancora sentito nulla al riguardo, né di buono né di cattivo?
La tua capacità di prevedere se un farmaco ti farà bene, o quale film ti potrebbe piacere o ancora quale potrebbe essere il regalo perfetto per il tuo miglior amico o qual è il modo più veloce per arrivare al lavoro, tutte queste cose le sai per induzione. Induzione, è in sintesi, usare esperienze passate per fare predizioni future. Attraverso questo tipo di ragionamento sei in grado non solo di capire cose come far passare il tuo mal di testa, puoi anche elaborare migliori argomentazioni e contro argomentazioni che sono alla base del ragionamento filosofico.

La nostra capacità di prevedere il futuro si basa sulla nostra capacità di ragionare induttivamente. Il ragionamento induttivo si basa sulla prevedibilità della natura per rivelare che il futuro probabilmente assomiglierà al passato. Ad esempio, ci sono migliaia di ricerche a sostegno della nostra consapevolezza che l’aspirina, l’acido acetilsalicilico, è un trattamento efficace per un dolore quale il mal di testa. E probabilmente abbiamo pure esperienze personali sugli effetti dell’aspirina. Quindi, siamo convinti che questa pastiglia di aspirina curerà il mal di testa di cui soffriamo in questo momento, perché innumerevoli compresse di aspirina hanno curato innumerevoli mal di testa nel passato. Allo stesso modo vogliamo vedere il nuovo film di Spielberg perché ci sono piaciuti la maggior parte dei precedenti.

È importante sottolineare che a differenza della deduzione dove da premesse vere derivano certamente conclusioni vere, dalle premesse induttive deriva solo che è probabile che la conclusione sia vera. Quindi le argomentazioni induttive non offrono certezza ma operano in termini di probabilità. Ad esempio:
  • la maggior parte degli uomini nell’antica Atene aveva la barba
  • Socrate era un uomo che viveva nell’antica Atene
  • quindi Socrate probabilmente aveva la barba
Questa è un’argomentazione induttiva perché inizia con quello che già sappiamo riguardo le abitudini degli antichi uomini ateniesi e circa il tempo e il luogo in cui Socrate è vissuto e genera un’ipotesi basata su tali informazioni. Non c’è alcuna garanzia che la conclusione sia corretta ma ciò che è noto sembrerebbe sostenerlo. Questo argomento è incredibilmente utile e per questa ragione è così comune ma ha anche un problema. Il futuro non sempre assomiglia al passato e, come si usa dire, ogni regola ha la sua eccezione. Così l’induzione ha sempre il potenziale di produrre risultati falsi: l’aspirina potrebbe non funzionare con un mal di testa davvero molto forte e il nuovo film di Spielberg potrebbe non essere all’altezza di E.T. o Schindler’s list. Questo ci ricorda che le prove induttive possono essere imperfette o contraddittorie.

Abduzione
Quindi ci sono momenti in cui è necessario ricavare la verità in altri modi. Ad esempio, eliminando ciò che è ovviamente non vero e considerando ciò che è più probabile. Per questo motivo utilizzeremo le riflessioni di uno dei più importanti filosofi inglesi del XIX secolo: Sherlock Holmes. Ne “Il segno dei quattro” Holmes afferma e cito: “Quando hai eliminato l’impossibile, qualsiasi cosa rimanga, per quanto improbabile deve essere la verità”. Questa probabilmente è la miglior e più succinta descrizione mai data al tipo di ragionamento noto come abduzione. Sembra una brutta parola o ricorda una pratica igienica ma l’abduzione è un processo mentale descritto anche come ‘inferenza verso la miglior spiegazione’.

L’abduzione non ragiona direttamente da una o più premesse ad una conclusione come abbiamo visto nel caso della deduzione e dell’induzione, invece ragiona escludendo possibili spiegazioni finché non si è rimasti con quella più plausibili date le evidenze. Vediamo questo esempio:
  • tu e il tuo amico Franco avete mangiato pesce crudo ieri sera
  • entrambi vi siete svegliati con un violento mal di stomaco
  • quindi, tu e il tuo amico Franco avete mangiato pesce crudo avariato
Il semplice fatto che vi siate sentiti male entrambi non dimostra che è il pesce crudo ad aver causato il malessere. Ma dato che avete entrambi mangiato la stessa cosa e che entrambi avete gli stessi sintomi e non essendoci altre informazioni come quella di un virus intestinale che gira nel vostro ambiente, la miglior spiegazione è che il pesce crudo abbia causato il vostro problema intestinale.

Come l’induzione, l’abduzione non dà certezze, ma è un metodo molto utile per affrontare situazioni nelle quale non si disponga di chiare esperienze del passato per aiutarci. I medici usano abduzioni quando diagnosticano malattie così come gli investigatori lo usano quando mettono assieme le prove. Noi tutti lo usiamo abbastanza spesso. Ma l’abduzione deve essere usata con cautela! Raccogliendo molte informazioni e usando solo quelle più verificate. È per questo che i medici e gli investigatori lavorano sodo per scovare quanti più dati possibile.

Il filosofo statunitense Charles Sanders Peirce considera l’abduzione “il primo passo del ragionamento scientifico” in cui viene stabilita un'ipotesi per spiegare alcuni fatti empirici. L'abduzione, secondo Peirce, è l'unica forma di ragionamento suscettibile di accrescere il nostro sapere, ovvero permette di ipotizzare nuove idee, di indovinare, di prevedere. L'abduzione, come l'induzione, non contiene in sé la sua validità logica e deve essere confermata per via empirica. La conferma non potrà mai essere assoluta, bensì solo in termini di probabilità: potremo dire di avere svolto un'abduzione corretta se la ricostruzione che abbiamo scelto per spiegare il nostro risultato riceve tali e tante conferme che la probabilità che sia quella giusta equivalga ad una ragionevole certezza e se non vi siano altre ricostruzioni che spiegano altrettanto bene i fatti osservati.

Bene, ora che abbiamo esaminato alcuni tipi di argomentazioni cerchiamo di scoprire come i filosofi utilizzano le argomentazioni per interagire l’uno con l’altro. Perché i filosofi non discutono come fanno le altre persone! Non è come quando a cena si discute se l’Inter sia meglio del Milan o se si possa fare la carbonara con la pancetta invece che col guanciale. Ovviamente in questo secondo caso la risposta è: no.

In una discussione filosofica si mantiene uno standard più elevato: non ci si può permettere di dire “respingo la tua argomentazione perché non mi piace” oppure “è assurdo non poterla usare, la pancetta affumicata è così buona”.

In una discussione filosofica, se non si è d’accordo con una conclusione è necessario dare ragioni, cioè argomentare, del proprio disaccordo proprio come ha fatto la persona che ha espresso la sua opinione e con la quale si è ora in disaccordo. In un dialogo, dibattito o conversazione parteciperanno due o più persone, chiamate interlocutori. Il primo interlocutore propone un’argomentazione, il secondo può accettarla o offrire una contro argomentazione (contro-argomentazione = un’argomentazione presentata per opporsi o rifiutare un’altra argomentazione).

Vi ricordate che abbiamo detto che riteniamo che Socrate avesse la barba perché a maggior parte degli uomini del suo tempo e del luogo dove stava l’aveva. Supponiamo ora che qualcuno di voi ritenga che ciò sia sbagliato. Dovrà quindi fornirci una contro argomentazione. Ad esempio, che in un testo di Gorgia, un filosofo contemporaneo di Socrate, si legge che Socrate non riuscisse a farsi crescere la barba e perciò se ne faceva fare di finte. Pertanto, Socrate non aveva una vera barba.

Qui siamo in un vero gossip filosofico: la disputa fra Gorgia e Socrate era così accesa che era scaduta sul personale e pare che Gorgia abbia davvero diffuso la voce che il suo rivale indossasse una barba finta per screditarlo. Qualcosa del tipo “come puoi pensare di essere un buon filosofo se non sei nemmeno capace di farti crescere la barba?”

Per farla breve: alla nostra argomentazione (A) per cui Socrate aveva la barba perché tutti gli uomini del suo tempo ce l’avevano, qualcuno ha opposto una contro-argomentazione (B) citando l’affermazione di Gorgia secondo il quale Socrate aveva la barba finta; al che noi abbiamo contro argomentato (C) - se preferite contro-contro-argomentato - che Gorgia era un pettegolo di cui non fidarsi e perciò la miglior informazione possibile di cui disponiamo è che la maggior parte degli uomini del tempo la barba ce l’avevano.

Come avrete notato in questa discussione abbiamo utilizzato metodi diversi: l’argomentazione iniziale (A) era di tipo induttivo; mentre l’ultima contro-argomentazione (C) è abduttiva.

Sebbene i filosofi abbiano la reputazione di essere polemici, non vedono una discussione come una competizione che comporta un vincitore e un perdente. Piuttosto è un esercizio che porta tutti gli interlocutori più vicini alla verità. Quindi non dovremmo essere delusi se qualcuno presenta una contro argomentazione alla quale non riusciamo a trovare risposta. Quando questo accade un buon filosofo è grato al proprio interlocutore per averlo aiutato a rifiutare false credenze e a costruirne di più forti. E questo è un beneficio inestimabile anche nella vita di tutti i giorni!